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L'intervista

Testi, il supertifoso: «Caldiero come il Chievo. Ho sempre tifato per i deboli quando sfidano i forti»

di Sandro Benedetti
A sinistra Fabio Testi con Barbara e Viola, rispettivamente moglie e figlia di Filippo Berti
A sinistra Fabio Testi con Barbara e Viola, rispettivamente moglie e figlia di Filippo Berti
A sinistra Fabio Testi con Barbara e Viola, rispettivamente moglie e figlia di Filippo Berti
A sinistra Fabio Testi con Barbara e Viola, rispettivamente moglie e figlia di Filippo Berti

Oltre un centinaio, su tutti gli western all’italiana con la regia di Sergio Leone e il Giardini dei Finzi Contini, pellicola che vinse l’Oscar come miglior film straniero, regia di Vittorio De Sica. Fabio Testi è stato considerato per molti anni uno dei belli del cinema italiano: celebri le sue storie con Charlotte Rampling e Ursula Andress, tanto per citare alcune delle donne a cui è stato legato. Ma l’attore veronese non ha mai dimenticato le proprie origini e, soprattutto, ha sempre seguito con piacere le vicende del calcio veronese. E ora ammette di avere più che una simpatia per il Caldiero mai così vicino alla Serie C. «Ho un’azienda agricola a Rivoli», rivela lui, «e da tempo sono cliente della Berti da cui ho acquistato diverse macchine agricole. Da qui nasce anche la mia amicizia con Filippo».

Ha visto giocare il Caldiero?
Sì, ci sono stato qualche volta al Berti a vedere la partita. Domenica non ho potuto ed è stato meglio così. Troppe emozioni. Comunque quest’anno ho visto, se non ricordo male, almeno quattro partite. Ci vado anche con i miei figli, anche a loro piace il calcio e hanno conosciuto Filippo e la sua bella famiglia. C’è, soprattutto, mio cugino, che ha giocato diversi anni fa in porta nel Garda, a non perdersene una.

E che impressioni ha avuto?
Bella squadra, davvero. Si vede che c’è un gruppo unito, che c’è passione. E poi giocano anche bene, belle trame, ci si diverte a vedere una partita del Caldiero.

Adesso l’ultimo atto. Va a vederli a Villa D’Almè?
Purtroppo sono con la valigia in mano e sto uscendo da casa per andare all’aereoporto. Domenica sono a Saragozza dove c’è un festival del cinema e mi consegnano un premio alla carriera. Era un impegno che avevo fissato da tempo, peccato.

E perché... peccato? Non è bello essere ricordati anche lontano dall’Italia?
Per carità, bello è bello. Ma se ti danno un premio alla carriera significa che sei vecchio. Questa, purtroppo, è l’amara realtà.

Ma si informerà sulla partita?
Assolutamente. Ho già scritto a Filippo. Spero di avere tempo per fare una telefonata, mandare un messaggio. Se non dovessi avere tempo l’ho già pregato di farmi avere notizie.

Cosa insegna il Caldiero al mondo del calcio?
Tantissimo. Sono sempre stato tifoso dei piccoli, dei deboli contro i forti. Il Caldiero mi ricorda la favola del Chievo che, magari a Verona non ce ne siamo resi conto, ma ha avuto eco mondiale.

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Chievo e Caldiero cosa possono avere in comune?
Moltissimo. Il Chievo è stato il vessillo di un calcio piccolo, del borgo, del paese che sfidava le grandi squadre. Caldiero è un paesino piccolo, ha una storia ancora giovane, tutta da scrivere.

Perchè il calcio la appassiona così tanto?
Perchè mi fa sentire giovane. Con lo spirito mi riporta alle sfide che facevo da ragazzo quando studiavo al Don Bosco. Sono un ex salesiano e il calcio tra noi compagni di scuola era il primo interesse.

Però a calcio ci ha anche giocato, giusto?
Sì, vero. E non ero poi così male. Giocavo con il 5, facevo lo stopper. Ero alto, mi piaceva colpire la palla di testa.

Che ricordi ha della sua carriera da giocatore?
Bellissimi. Giocavo nella juniores del Peschiera. Abbiamo vinto il campionato provinciale e siamo passati alla fase regionale. Siamo andati a giocare a Cittadella. Mi ricordo bene perchè era la prima volta che con la squadra tutti insieme siamo andati a mangiare al ristorante. La partita non andò benissimo. Perdemmo 6-1.

Se il Caldiero fosse un film quale genere di pellicola sarebbe?
Mah, penso un bel film di fantascienza. Gli spagnoli dicono pelicula de ciencia ficción. Si, un bel film di quel genere. Perchè il Caldiero tra i professionisti in effetti è fantascienza.

Dice che ha visto qualche partita: c’è un giocatore che più degli altri che le è piaciuto?
Non faccio nomi, non sarebbe corretto. Anzi, se devo essere sincero quello che mi ha colpito è la forza del gruppo. Si vede che sono ragazzi uniti e non solo quando giocano. Il calcio è bello perché insegna che con il carattere, la forza di volontà, il sacrificio, tutto è possibile.

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