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L'intervista

Il prefetto di Verona: «Più controlli in città e in stazione. L'aggressione? Vigliacchi»

Sicurezza, l'intervista al prefetto Donato Martino
A destra il prefetto Donato Martino
A destra il prefetto Donato Martino
A destra il prefetto Donato Martino
A destra il prefetto Donato Martino

Più controlli in centro città, a Veronetta e anche in stazione. Ma per invertire certi comportamenti a Verona non basta solamente la repressione, serve fare anche un ragionamento più profondo. Perché la sicurezza passa anche dai cittadini, si tratta infatti di un «bene pubblico da tutelare».

Lo spiega il prefetto Demetrio Martino a margine dell’incontro, in prefettura, di ieri mattina quando si è riunito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Incontro richiesto dall’amministrazione, con tutte le forze dell’ordine, alla luce dei recenti fatti. A partire dal quindicenne picchiato da quattro minorenni (già tutti individuati) lo scorso 18 gennaio in pieno giorno in piazza Bra. Fino all’altra aggressione, sempre in centro, in via Roma. In quell’occasione alcuni giovani avevano tentato di rapinare due diciannovenni. 

I controlli 

Il piano per la sicurezza, in città, verrà rafforzato nei luoghi più sensibili. «Non si tratta solamente di una risposta alla aggressioni degli ultimi giorni», sottolinea il prefetto, «perché in questo senso il piano a Verona già c’è. Ma le forze dell’ordine, e quindi polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale, implementeranno i loro presidi nelle aree che sono più sensibili. Bisognerà impegnare agenti e militari nel miglior modo possibile». Il nodo, infatti, non riguarda solamente i recenti fatti di cronaca: «Il rafforzamento», aggiunge Martino, «va anche nell’ottica del contrasto allo spaccio e alla criminalità organizzata». C’è, però, un’altra analisi da fare ed è più di carattere generale: «Si può avere una percezione di insicurezza», precisa il prefetto, «ma sono questioni che accomunano tutte le città di una certa dimensione, purtroppo».
La vicenda di piazza Bra di un paio di settimane fa, tuttavia, non può non far discutere ancora. E anche il prefetto ritorna sul punto: «Va fatto un plauso, ovviamente, all’autista che si è accorto di quanto stava succedendo ed è intervenuto immediatamente. Ma subito dopo è arrivata la pattuglia. Una aggressione di questo tipo, quattro contro uno, è segno di una grande vigliaccheria».

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I valori

Ma oltre alla repressione serve anche dell’altro. Proprio per questo il prefetto parla, sottolineandolo più volte, di valori. «La repressione, i controlli, sono degli aspetti ma non gli unici. Serve anche una collaborazione con la popolazione. La cittadinanza attiva resta fondamentale così come le segnalazioni, non si può restare indifferenti. Un aiuto che passa pure dalle scuole e dalla famiglia. Bisogna ripensare anche al linguaggio, violento, che si usa oggi. Anche tra i giovani. Bisogna ripensare a certi valori, pensare anche al futuro e spendersi a favore degli altri». E ancora: «Certi episodi sono figli del nostro tempo, ma non si creda che sia una questione solamente di Verona, anzi, altrove va anche peggio». 

Il comitato

L’incontro di ieri mattina in prefettura è stato anche il momento per ribadire alcune necessità. A partire da quella, già evidenziata in passato, di una sede della direzione distrettuale antimafia a Verona, la presenza sul territorio di una corte d’appello e il tribunale dei minori.
Questioni di cui, fa sapere l’amministrazione, si farà carico a livello nazionale. Si tratta, precisano da palazzo Barbieri, di riprendere il filo riguardo ad un tema già condiviso con i parlamentari veronesi e con i quali si lavorerà in questa direzione.
«Quello che è emerso forte e chiaro nel comitato per la sicurezza è un assoluto allineamento tra amministrazione, forze dell’ordine e prefettura non solo nel presidio del territorio, ma a monte di quello che è l’approccio alla sicurezza e alla sicurezza urbana in particolare», afferma l’assessore alla sicurezza Stefania Zivelonghi.
«La sicurezza è un bene comune, frutto dell'impegno di un intero sistema e in questa direzione stiamo lavorando e continueremo ad operare. Condivido l’affermazione del prefetto: non si può pensare di mettere una divisa per ogni cittadino ma deve essere l'intero sistema che reagisce che crea sicurezza urbana», conclude.

Nicolò Vincenzi

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