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Occupazione

Caccia a lavoratori e alla qualità della manodopera

di Francesca Lorandi
Le imprese faticano a trovare il 52% delle figure ricercate con picchi del 56% per alcuni profili stagionali, come i camerieri. E intanto crescono sia l’incidenza degli occupati over 55 anni (+60% in dieci anni) sia le assunzioni di lavoratori maturi
Giovani in fabbrica
Giovani in fabbrica
Giovani in fabbrica
Giovani in fabbrica

In pochi anni, una rivoluzione. Basterebbe mettere a confronto una fotografia del mercato del lavoro di Verona di oggi, con quella di quindici anni fa: allora c’erano le imprese in crisi, il ricorso ad ammortizzatori sociali, l’incubo della disoccupazione; oggi la vera emergenza per le aziende è la difficoltà di trovare profili da assumere. Un paradosso, se osservato con gli occhi di allora. 

Ma in mezzo c’è stata la pandemia, che ha impresso una forte accelerazione alla trasformazione digitale, costringendo aziende e lavoratori ad adottare nuovi modelli operativi, oltre che tecnologie digitali come l’intelligenza artificiale, che sta creando e continuerà a farlo, nuovi mestieri e competenze. 

E c’è, in corso, un inverno demografico – da alcuni definito una glaciazione, senza ritorno - che sta già provocando i primi effetti (mancano i numeri, mancano i lavoratori), e che sta andando di pari passi ad una mutazione antropologica dei nostri giovani, che spesso non vivono più la ricerca di una professione stabile come dimensione fondamentale di vita. 

Cosa sta succedendo a Verona?

In provincia si contano complessivamente 344mila lavoratori dipendenti. Il turismo è fondamentale per far volare le assunzioni. Basta osservare i dati della Bussola di Veneto Lavoro, relativi al primo trimestre di quest’anno, quando a Verona le entrate hanno superato di poco quota 44mila (erano state oltre 41.500 nello stesso periodo 2023 e 39.700 nel 2022).

Mentre il saldo sfiora i 10mila posti (9.956), più elevato rispetto ai 9.185 dei primi tre mesi del 2023 e ai 7.931 del 2022. Lo sprint impresso a marzo, caratterizzato dalle riaperture primaverili e dall’anticipo delle festività pasquali ma, a ben guardare, ad incrementare sono i contratti a tempo determinato, firmati soprattutto da lavoratori stagionali, com’è fisiologico nel periodo. Se il turismo traina, l’industria rallenta. Una tendenza che era stata già evidente lo scorso anno quando a una sostanziale stabilità della domanda di lavoro in agricoltura e nei servizi, si era contrapposto un calo nell'industria (-5%), in particolare nel metalmeccanico (-12%). 

 

 

Introvabili

In Veneto, e Verona è allineata a questo dato, le imprese dichiarano che la difficoltà di reperimento sfiora il 52% delle figure ricercate, a fronte di una media nazionale ferma al 47%. Secondo i dati Unioncamere Anpal Excelsior in provincia, tra aprile e giugno, le aziende prevedono di assumere 30.900 persone, il 24% nel turismo, il 17,4% nel commercio. La figura più ricercata è quella degli addetti alle attività di ristorazione (5.680 entrate previste) e la difficoltà di reperimento qui raggiunge il 52,2% dei casi; in questo gruppo, i camerieri di sala sono i più richiesti (2.570), ma risultano introvabili nel 56% dei casi. 

Tra i profili più richiesti anche gli addetti alle vendite (3.180 le entrate previste nei tre mesi, e qui la difficoltà di reperimento si riduce al 35%) e il personale non qualificato nei servizi di pulizia (3.060 ingressi previsti, per il 63% delle entrate non sono previste difficoltà). 

Da una parte ci sono persone, soprattutto giovani, che non scelgono un lavoro solo per lo stipendio ma anche per quanto risponde ai loro interessi, alle loro attitudini e al loro percorso di studi, per il luogo in cui si trova e per quanto permette di conciliare il lavoro con la vita privata. Dall’altro, le imprese non vogliono assumere persone con una formazione o competenze non in linea con il lavoro offerto.

A ciò si aggiunge un problema oggettivo: rispetto al passato, mancano i numeri. Ecco spiegato perché il progressivo invecchiamento della popolazione in età lavorativa: le assunzioni di chi appartiene alla fascia degli over 55 in regione nel 2013 erano 37 mila unità passate l’anno scorso ad oltre 94mila. 

Un trend che rischia di portare al collasso il mercato del lavoro, a breve: secondo il Centro studi di Ance Veneto, su dati Istat, Unioncamere e Regione Veneto, si prevede che in regione nel quadriennio 2024-2028 ci sarà un fabbisogno occupazionale di circa 302mila persone, per il 90,2% determinati delle necessità di sostituire chi andrà in pensione. Tra questi 117mila, il 38,8%, dovrebbero essere dirigenti, specialisti e tecnici. Altri 93mila lavoratori dovrebbero essere impiegati e commerciali dei servizi, e 65mila lavoratori, operai specializzati.

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