<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Rigenerazione urbana

Arsenale, Pestrino,
caserme, ex cinema:
la Verona da salvare

Esterni dell'ex Arsenale
Esterni dell'ex Arsenale
Esterni dell'ex Arsenale
Esterni dell'ex Arsenale

Verona. Una città così ricca di spazi significativi da salvare dalla rovina - non li chiamiamo «contenitori» come fanno certi architetti - e allo stesso tempo così povera di idee per farli rivivere a beneficio della collettività.

Forti austriaci (Provolo, Pestrino, John), palazzi (Bocca Trezza a Veronetta), ville ed ex sanatori (Pullè e Fracastoro al Chievo), edifici antichi (la casa colonica al Saval, la Ceolara a Santa Croce), chiese minori (Santa Chiara a Veronetta, Santa Maria della Chioda alle Golosine).

Ma anche ex cinema (l’Astra e il Corallo in centro), siti industriali dismessi (Tiberghien a San Michele, Cardi a Chievo, Chemical in lungadige Attiraglio), e impianti sportivi abbandonati (il Totti alle Golosine, il Couver a Chievo, il Canon sulle Torricelle).

Luoghi pubblici e privati in disuso, che se ne stanno lì come tante occasioni sprecate. A ciascun lettore potranno venire in mente altre innumerevoli situazioni, senza citare il caso eclatante dell’Arsenale.

L’assessore all’Urbanistica, Gian Arnaldo Caleffi, dice che «se non ci sono i soldi per ristrutturare, le belle idee servono a poco». Come dargli torto. Ma le idee di recupero «low cost», in realtà, ci sarebbero: un intero sottobosco di giovani creativi (architetti, ingegneri, designer, artisti, associazioni) non aspetterebbe altro che essere chiamato in causa.

Cominciamo a farlo noi, intanto, lanciando la volata al workshop che, il prossimo giugno, sarà tenuto dall’architetto Maurizio Bonizzi, promotore di alcuni recuperi importanti a Ferrara (teatro Verdi ed ex mercato coperto). Bonizzi, portato a Verona dalla Commissione Giovani Architetti, è già intervenuto nel convegno sulla rigenerazione urbana, tenutosi in Zai all’Ordine degli ingegneri, e moderato da Ilaria Segala. Nel prossimo workshop Bonizzi raccoglierà idee per il recupero, appunto, dei tanti luoghi abbandonati di Verona.

Enrico Antonioli della Commissione Giovani Architetti, spiega: «Cominciamo citando alcuni - effettivamente pochi - casi virtuosi di recupero low cost e gestione. Gli Scout che hanno ripulito forte San Giorgio, e lo aprono al pubblico con visite guidate gratuite. E Operaforte a Santa Caterina, al Pestrino».

E, aggiungeremmo noi, il Lazzaretto al Pestrino in fase di restauro grazie all’impegno e ai fondi del Fai: diventerà un luogo di cultura aperto a tutti; e la piazza bassa del bastione San Francesco, vicino all’omonimo ponte, ripulita dai volontari di Legambiente: ospiterà spettacoli e incontri.

«La sfida», dice infatti Antonioli, «è coinvolgere la collettività nel recupero di spazi che oggi sono visti solo come “scarti“ o ricettacoli di degrado. Il rapporto tra associazioni e Comune? Forse non è stato adeguatamente stimolato. C’è ancora molta strada da fare per avvicinarsi a Paesi in cui il riuso degli spazi urbani dismessi, anche temporaneo, è una realtà affermata. Tanto che ad Amsterdam è nato il primo ufficio ad hoc».

Una realtà giovane che si occupa del tema, applicando diversi spunti creativi in giro per la città, come nel sottopasso di Porta Vescovo, e già impegnata nella mappatura dei luoghi abbandonati (555), è l’associazione Agile.

Il presidente, l’architetto Michele De Mori, è realista: «È vero che, in Europa, ci sono tantissimi casi di affascinanti recuperi a basso costo e con grande ritorno per la comunità. Ma, in Italia, le norme sono talmente severe e complesse da rendere difficile intraprendere qualsiasi iniziativa. E tanti privati preferiscono veder crollare gli edifici storici per poterli ricostruire nuovi e più grandi. Tutto ciò, però», sottolinea, «non ci deve distogliere da progetti magari piccoli, in luoghi minori, ma comunque significativi».

Reverse è un’impresa sociale che ha recuperato il Canarin in via Giolfino, un ex falegnameria, trasformato in sede per diversi laboratori creativi.

«L’Arsenale? Potrebbe diventare la cittadella delle associazioni culturali, con spazi espositivi e per attività collettive», propone Federica Collato, economista. «Non mi illudo: è necessario il sostegno economico dei privati. Ma si può trovare un compromesso per un piano di business innovativo e virtuoso. E dovrebbe essere un impegno prioritario, urgente, prima che il degrado prenda il sopravvento».

Lorenza Costantino

Suggerimenti