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LA POLEMICA

Basta aiuti ai nomadi
C’è chi plaude
e chi va all’attacco

Il campo nomadi di Forte Azzano
Il campo nomadi di Forte Azzano
Il campo nomadi di Forte Azzano
Il campo nomadi di Forte Azzano

Da una parte c’è chi plaude perché, dicono, «meglio spendere i soldi per i disabili». Dall’altra c’è chi bolla l’iniziativa come «atto demagogico» e dal retrogusto razzista. È l’abrogazione della legge regionale 54 del 1989 per gli «interventi a tutela della cultura dei Rom e dei Sinti».

Una normativa che, in realtà, pare non venisse applicata da almeno vent’anni. Ad affossarla in Regione, i 34 voti dei consiglieri di Lega nord, lista Zaia, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lista Tosi, Area popolare e quattro consiglieri del Movimento 5 stelle. Contro l’abrogazione 11 consiglieri del Pd e della lista Moretti e Patrizia Bartelle del M5S.

Il sindaco Flavio Tosi - nel cui passato c’è una condanna per istigazione all’odio razziale per un volantinaggio contro nuovi insediamenti di Sinti in città - plaude al voto di Palazzo Ferro Fini. «Era una proposta anche del nostro gruppo perché francamente c’è un modo migliore di spendere i soldi dei veneti, che credo trovino poco comprensibile spendere denaro pubblico per tutelare la cultura Rom». Eventuali ricadute per Verona? «Nessuna», taglia corto.

«Togliamo ai Sinti e diamo ai disabili» commentano intanto i consiglieri regionali tosiani Giovanna Negro, Maurizio Conte e Andrea Bassi. «Non si tratta di discriminazione», assicurano, «ma le magre casse regionali non hanno soldi per niente ormai, nemmeno per il sociale e per i restauri ai luoghi di culto e non abbiamo contributi neanche per la nostra cultura, senza contare che questa legge non ha mai funzionato e che sono circa dieci anni che non viene finanziata. Se comunque vi fossero possibilità economiche, non possiamo darle a Rom e Sinti, persone che vivono in precarie condizioni igieniche, il più delle volte abusivamente e in contrasto o in isolamento con la popolazione».

«Un intervento dall’impostazione negativa», protesta invece Cristina Simonelli, docente laica allo Studio teologico San Zeno, del Gruppo ecclesiale per la pastorale diocesana fra i Sinti e i Rom. Dal 1976 al 2012 la teologa di origine fiorentina ha vissuto in una roulotte nei campi nomadi, prima in Toscana e poi in quello di via Forte Azzano.

«Di per sé questa legge non era il massimo, ma dietro questa decisione vedo un approccio ideologico che obbedisce alla logica della ruspa. A questo punto», esclama, «auspico che le comunità ecclesiali prendano posizione contro una cultura della discriminazione e dell’identitarismo stupido che emerge fra le righe di questo provvedimento». Per Simonelli «la prova dell’approccio ideologico è il fatto che, ad esempio, per il campo nomadi Forte Azzano non sono stati usati questi fondi dal momento che non c’erano i parametri stabiliti dalla normativa... Quindi si vuol fare una campagna politica su una legge poco applicata e che non darà nessun beneficio in termini di risparmio». La teologa stigmatizza anche l’ordinanza anti elemosina del sindaco: «Da persona pragmatica qual è lo sa anche lui che si tratta di un provvedimento puramente propagandistico. Se si voleva colpire lo sfruttamento era meglio un intervento mirato».

«Le priorità», afferma don Giuseppe Mirandola, direttore del Centro missionario diocesano, «devono essere dettate dai bisogni delle persone, senza creare categorie dicendo prima questi e dopo gli altri».

Enrico Santi

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