<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
VOLONTARI VERONESI IN MISSIONE

In Guinea Bissau
l’agricoltura
salva le mamme

Bambini in un’aula del Centro nutrizionale in Guinea Bissau
Bambini in un’aula del Centro nutrizionale in Guinea Bissau
Bambini in un’aula del Centro nutrizionale in Guinea Bissau
Bambini in un’aula del Centro nutrizionale in Guinea Bissau

Paola Dalli Cani

Da 16 anni i volontari veronesi insegnano alle popolazioni della Guinea Bissau come anche quella terra possa essere «madre»: è nell'agricoltura che affonda le radici l'opera umanitaria della onlus Rete Guinea Bissau. Lo dimostra l'ultimo dei progetti portati a termine, e cioè il Centro nutrizionale che la onlus e le Piccole figlie di San Giuseppe stanno per inaugurare a Quinzana-Blom.

Il centro, spiega Serafino Sordato che da nove anni guida la Rete, «si occupa delle donne in gravidanza e dei bimbi fino ai tre anni che abitano sei villaggi della zona. Il cuore del progetto è il sostegno alimentare, perché in Guinea Bissau muoiono 193 bambini ogni mille nati, che passa in buona parte dai prodotti di questa terra». È qui, infatti, che viene preparata la Multimistura, una pappetta molto ricca di nutrienti a base di ortaggi disseccati e polverizzati. «Il prossimo passo del progetto», spiega Sordato, «sarà l'approntamento di due sale parto per completare questa area che comprende anche la scuola materna».

Dalla terra è nata anche la nuova scuola primaria di Sao Francisco da Floresta, nel Sud del Paese: «L’hanno costruita i lavoratori del Centro agricolo nato qualche decennio fa. Oggi 20 operai fissi, a cui vanno aggiunti 200 stagionali ed altre 80 persone che si occupano della lavorazione, hanno nella coltivazione del cajù, la noce di anacardo, la loro sussistenza e quella delle loro famiglie. Il prodotto, confezionato sotto vuoto in sacchi da cinque chili, viene importato dalla Cooperativa Tabanka, a Verona, ed attraverso l'azienda altoatesina Ctm viene impiegato nella produzione di prodotti alimentari che entrano nel mercato equo e solidale».

Dalle 60 tonnellate medie di castagna grezza raccolte in un anno nei campi della diocesi di Bafatà è sorta la nuova scuola, «perchè sono stati i lavoratori del Centro agricolo ad impegnarsi nella sua costruzione quando la piccola scuola rurale si è rivelata inadeguata. La nuova scuola, costruita con materie prime partite dall’Italia, è stata anche attrezzata di un piccolo punto sanitario». Agricoltura come via per lo sviluppo, dunque, a partire dalla terra e dalle tecniche per valorizzarne i doni. «Non è un caso che nella diocesi di Bafatà i più giovani siano organizzati in cooperative che operano anche grazie alle attrezzature necessarie», aggiunge Sordato. «Abbiamo fatto arrivare noi un trattore attrezzato con due rimorchi, un estirpatore, una fresa rotante ed un rimorchio e la Fondazione Cariverona ha messo a disposizione 10mila euro per far crescere il progetto di don Lucio Brentegani “Coltivare la vita”. Che siano stati propri i giovani lavoratori di Bafatà ad investire i guadagni nell’acquisto di un rimorchio la dice lunga sulla bontà del progetto».

Salute, lavoro e formazione-istruzione sono i tre pilastri su cui poggia l'attività di Rete Guinea Bissau onlus. «Grazie ad un contributo regionale di 40 mila euro, al lavoro del Gruppo missionario della parrocchia di Porto San Pancrazio e al sostegno dei volontari di Cordenons, la Rete (collegata con Crescere ad altre associazioni che operano sulla Guinea Bissau) ha permesso a 400 bambini di Canchungo di iniziare l'anno scolastico in una nuova scuola primaria nella missione delle suore brasiliane di Nuestra Senora Aparecida, dove c’era una foresta di cajù. Se il lavoro silenzioso della Chiesa e delle onlus», conclude Sordato, «e il credere nella possibilità di garantire autosussitenza e condizioni di vita dignitose alle popolazioni dei Paesi più poveri fosse stato accompagnato da un impegno pari da parte dei governi, avrebbe forse ridotto l’emergenza profughi. Distinguere chi sfugge dalla guerra di chi scappa dalla fame? Che senso ha? È più accettabile morire lentamente di stenti?»

Paola Dalli Cani

Suggerimenti