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IL BILANCIO DELL'ARPAV

Inquinamento,
inverno orribile
ma polveri in calo

Corso Milano, uno dei punti più neri per lo smog
Corso Milano, uno dei punti più neri per lo smog
Corso Milano, uno dei punti più neri per lo smog
Corso Milano, uno dei punti più neri per lo smog

Non ci si può nascondere dietro un dito. Stiamo uscendo da un inverno molto pesante per i nostri polmoni. Colpa del «solito» Pm10, sigla ormai arcinota per indicare le polveri sottili, quell’aerosol di sostanze inquinanti prodotte dal riscaldamento domestico, dai mezzi a motore e dalle attività industriali.

Le relazioni dell’Arpav, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, hanno evidenziato, dal 25 novembre al 1 dicembre, un primo periodo continuativo di superamento del valore limite giornaliero, fissato in 50 microgrammi per metro cubo d’aria.

Un secondo periodo si è presentato tra la fine di gennaio e l’inizio febbraio, caratterizzato da livelli di Pm10 oltre il limite di legge.

Intendiamoci: i picchi di polveri sottili sono, purtroppo, frequentissimi durante l’anno, ben di più dei 35 tollerabili secondo la normativa. Ma il danno maggiore per la salute si ha quando gli sforamenti della soglia di sicurezza si inanellano un giorno dopo l’altro, senza mai concedere tregua ai polmoni, soprattutto a causa di condizioni atmosferiche sfavorevoli, che non «spazzano via» lo smog: quando c’è bel tempo.

Dunque, a cavallo di gennaio e febbraio abbiamo avuto due settimane di Pm10 perennemente oltre i limiti: 13 giorni consecutivi, registrati dalle centraline dell’Arpav, di cui sette con una concentrazione di polveri doppia rispetto al consentito, quindi al di sopra dei cento microgrammi per metro cubo d’aria.

Ma siamo giunti addirittura al triplo. Il picco massimo del Pm10 che, dalle tabelle dell’Arpav, risulta di 150 microgrammi, è stato toccato il 30 gennaio scorso.

Attualmente, a metà del terzo mese, abbiamo già quasi bruciato l’intero «bonus» annuale di 35 sforamenti tollerati. La centralina del Giarol Grande, infatti, dall’inizio del 2016 ha contato 19 giornate con lo smog oltre il livello di guardia; l’apparecchio di Borgo Milano ne ha rilevate venti.

Questa è l’esposizione media cui sono sottoposti i cittadini. Poi ci sono concentrazioni che schizzano a valori ben maggiori in alcuni luoghi e in determinati momenti - la classica grande arteria viabilistica nell’ora di punta - ma di ciò non si occupa l’Arpav, il cui monitoraggio segue, appunto, l’andamento medio giornaliero.

«Le centraline di riferimento, infatti, sono solo due: la prima in Borgo Milano, una “location“ urbana, e l’altra nel parco del Giarol Grande, in un ambiente più lontano dalle abitazioni. Le posizioni non sono stabilite da noi, ma rispondono ai criteri fissati dal decreto legislativo 155/2010», spiega Gianni Formenton, dirigente Arpav dell’Unità operativa Aria.

«Certo, non ci si può nascondere dietro un dito, constatando che per lunghi periodi Verona è stata sottoposta a una cattiva qualità dell’aria. Tuttavia, nel tempo, il trend generale dell’inquinamento correlato alle polveri sottili è in costante calo».

Negli anni Settanta, per dire, cioè prima dell’avvento dei filtri antiparticolato e di migliori carburanti, il Pm10 raggiungeva livelli anche di quattro volte superiori a quelli odierni.

Una buona parte della colpa è del diesel, il carburante auto più «sporco», ma gettonato per il costo inferiore alla benzina e la buona resa.

«Un altro grosso problema che, oggi, impedisce un ulteriore abbassamento dell’inquinamento», sottolinea Formenton, «è il riscaldamento a legna e a pellet che ha preso piede soprattutto negli anni della crisi per risparmiare sulle bollette. Paradosso: l’acquisto delle stufe è stato incentivato come pratica “green“, mentre invece le emissioni di questo tipo di impianti sono assai peggiori delle comuni caldaie a gas».

«Nel tempo», conclude il tecnico dell’Arpav, «siamo riusciti ad abbattere le concentrazioni di metalli pesanti, togliendoli dai carburanti, e ad abbassare le polveri sottili con i filtri per auto e industrie. Per fare di più, bisogna agire soprattutto sugli impianti di riscaldamento».

Lorenza Costantino

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