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Gli espropriati dei terreni
preoccupati e arrabbiati

Un tecnico al lavoro sul ponte
Un tecnico al lavoro sul ponte
Un tecnico al lavoro sul ponte
Un tecnico al lavoro sul ponte

Preoccupazione e rabbia. Ieri, sulla destra dell’Alpone, a Colombaretta, c’erano anche alcuni dei proprietari dei terreni destinati a diventare bacino: da tempo, costoro, hanno ingaggiato con la Regione, anche con procedimento giudiziario davanti al Tribunale superiore delle acque, un braccio di ferro sugli espropri e i loro valori. Aver deciso di espropriare solo «ritagli» di terreno (coltivati a vigneti a Doc) lasciando la proprietà agli agricoltori, è considerata una beffa: ieri, sull’argine, c’era chi a faticava a nascondere l’avvilimento, «perchè qua tireranno su muri alti più di 6 metri, l’acqua entrerà da sola e la campagna diventerà palude. Con questi campi vivono tante famiglie: cosa ne sarà di noi? Se il bacino si deve fare, si prendano tutto e ci consentano di vivere d’altro», protestava un anziano proprietario. In tanti, qui, sono convinti che Montecchia paghi pegno «perchè a Monteforte si è costruito nelle aree a bacino», circostanza, questa, più volte smentita dal Comune e dalla Regione.

Se il diritto e la proporzionalità dell’indennizzo è al centro della controversia, l’iter tecnico va avanti: i proprietari hanno ricevuto le raccomandate che comunicano l’immissione in possesso sulle loro proprietà, si quantifica l’indennizzo e anche ordinato l’arretramento delle testate dei vigneti. Se c’è chi considera congrui i valori, riconoscendo che sono quelli delle tabelle provinciali, per altri è motivo di altra protesta.P.D.C.

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