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MONTECCHIA

Varato il ponte
Servirà ai lavori
«anti alluvioni»

La posa del ponte di 26 tonnellate, passaggio sopra l’Alpone, al bacino Colombaretta, per permettere i lavori anti alluvione dell’Alpone AMATO
La posa del ponte di 26 tonnellate, passaggio sopra l’Alpone, al bacino Colombaretta, per permettere i lavori anti alluvione dell’Alpone AMATO
Il varo del ponte a Montecchia (Amato)

Ore 11.47: il responsabile del cantiere del bacino Colombaretta, Luigi Azzariti, «collauda» con una passeggiata dalla sponda sinistra alla destra, il ponte sull’Alpone. Ci sono volute quasi due ore, ieri mattina, a Montecchia, per veder posizionare il ponte che sarà utilizzato dai mezzi pesanti, verso l’area dove la Regione costruirà il bacino di laminazione dell’Alpone che metterà in sicurezza la zona a valle, cioè Monteforte.

Il ponte, manufatto di servizio per le esigenze del cantiere, sarà pienamente operativo in meno di un mese, la stessa tempistica prevista dalla Sezione di Verona del Bacino idrografico Adige-Po (ex Genio civile) per dare il via ai lavori di costruzione dell’invaso del fiume. «Il progetto andrà in approvazione a giorni», spiegavano ieri i funzionari dell’ex Genio. Il ponte è una struttura di prima categoria (quella dei ponti militari, con il massimo della portata), è lungo 20 metri, largo 5 e pesa 26 tonnellate. Sulla sponda in sinistra Alpone era stato «spiaggiato» il 3 marzo, ma il maltempo, incompatibile con alcune fasi finali di lavorazione, ha ritardato un po’ la tabella di marcia. Ieri, però, dopo l’arrivo della mastodontica gru a servizio del cantiere della ditta Sitta (titolare dei lavori), è iniziata la lunga preparazione del ponte che, dopo essere stato imbragato, è stato sollevato verso l’alveo, in parallelo alle sponde, quindi ruotato e, infine, collocato sulle spalle di sostegno in cemento armato.

«Ora manca il getto in calcestruzzo, quindi l’asfaltatura e la realizzazione delle rampe sui due lati perché tra spalla e piano campagna c’è un mezzo metro di dislivello; dopo di che», spiegava Azzariti, «sarà operativo». Si tratta di un ponte di cantiere che sarà usato solo da mezzi pesanti che, provenendo dalla provinciale 17 «della Val d'Alpone» (cioé dalla sponda sinistra) scaricheranno attrezzature e materiali a ridosso dell’argine destro. Da realizzare c’è un’opera di difesa idraulica individuata fin dal 2005 dall’Autorità di bacino dell’Adige, nel contesto del Piano di assetto idrogeologico del territorio, e ripresa dopo l’alluvione del 2010. Il presidio idraulico, del costo di 12,7 milioni interamente coperti con fondi commissariali dell’alluvione, si svilupperà su due casse: la cassa di monte si attiverà (attraverso uno sfioratore lungo 98 metri) quando l’Alpone scenderà a 60 metri cubi al secondo; solo al raggiungimento del colmo, attraverso un secondo sfioratore, inizierà il travaso automatico nella cassa di valle. Il bacino si estenderà su una superficie di 31 ettari e avrà una capacità totale di invaso di 935 mila metri cubi d’acqua. La Regione (che realizza l'opera progettata nel 2013 dall’ingegner Umberto Anti, attuale direttore della Sezione di Verona del Bacino idrografico Adige-Po) conta di veder conclusi i lavori in due anni, a partire dalla consegna dell’opera.

Sull’argine destro ieri si sono fermati in tanti, per lo più persone che percorrevano la ciclabile: il sindaco Edoardo Pallaro, invece, è arrivato appositamente: «Mi ha informato l’ex Genio. Non cambio idea sul bacino», ha detto, ribadendo la sua contrarietà all’opera che ritiene non risolutiva e devastante per il territorio, «ma spero che almeno questo ponte poi rimanga a servizio della collettività». Sul destino del manufatto si deciderà a lavori finiti: renderlo transitabile a chiunque renderebbe necessari, infatti, alcuni interventi.

Paola Dalli Cani

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