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La parrocchia accoglie
tre migranti nigeriani
vicino alla canonica

Venerdì arriveranno in parrocchia tre migranti nigeriani, richiedenti protezione internazionale. Sono arrivati a Verona privi di tutto circa dieci mesi fa e fino ad oggi sono stati ospitati nel vecchio seminario di San Massimo, sotto la cura del Il Samaritano, cooperativa che fa parte della Caritas diocesana. Saranno ospitati in una struttura parrocchiale attigua alla canonica, sistemata e messa a norma per l’accoglienza. L’abitazione è dotata di soggiorno, cucina, tre camere da letto e servizi. I giovani sono di età compresa tra i 24 e i 36 anni, sono di tre etnie diverse, cristiani di differenti confessioni, e hanno un’istruzione scolastica che va dalla scuola superiore, alla formazione elementare, all’analfabetismo. La loro permanenza è prevista per un periodo di tempo compreso tra i 10 e i 18 mesi. Saranno seguiti da operatori del Samaritano e dovranno attenersi al regolamento stilato da Caritas e cooperativa su orari, effetti personali, organizzazione vita comunitaria, provvedimenti disciplinari.

«Come parrocchia», spiega il parroco, don Daniele Soardo, «ci stiamo organizzando con una decina di volontari per insegnare loro la lingua italiana, aiutarli nel fare la spesa, cucinare, tenere in ordine la casa, conoscere il territorio. Inoltre, per quanto sarà possibile, li coinvolgeremo nello svolgimento di servizi socialmente utili e li inseriremo nel contesto sociale e culturale del paese e nelle chiese di appartenenza». Il loro inserimento nel tessuto sociale, anche attraverso qualche piccolo servizio in parrocchia, li aiuterà a farli diventare autonomi e a trovare posto nel nostro paese. La parrocchia riceverà dalla cooperativa il contributo per la copertura delle spese. «Rispondendo», continua il parroco, «ad una situazione emergenziale internazionale e all’appello specifico del papa e della Caritas, anche la nostra parrocchia si è resa disponibile all’accoglienza secondo i criteri indicateci dalla Caritas. Pur in presenza di dubbi e difficoltà di una parte della popolazione, è prevalso il senso cristiano della carità. Questo anche nel contesto del Giubileo e delle opere di misericordia corporali e in nome del nostro patrono, San Martino, che con generosità e altruismo divise il proprio mantello con un povero infreddolito. L’augurio è che, conoscendo le storie personali dei nuovi arrivati, diminuiscano i dubbi e le resistenze lascino lo spazio ad una più vera e concreta fraternità. Auspico che un numero ancora maggiore di volontari offra la disponibilità, secondo visione e stile di vita evangelici».GI.BO.

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