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L'intervista

25 Aprile, Tobagi: «Festa della libertà, anche di chi fatica a ripudiare il fascismo». Mazzi: «Discorso divisivo». VIDEO

Alla vincitrice del Premio Campiello 2023 con il libro «La Resistenza delle Donne», l'amministrazione ha affidato l’orazione ufficiale per il 79° anniversario della Festa della Liberazione in piazza Bra
Benedetta Tobagi alle celebrazioni in Bra per il 25 aprile
Benedetta Tobagi alle celebrazioni in Bra per il 25 aprile
Tobagi, discorso in Bra (Marchiori)

Il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, presente alla manifestazione di Verona per il 25 aprile,  ha attaccato l'intervento di Benedetta Tobagi in piazza Bra: «Un intervento, quello di Benedetta Tobagi, profondamente e volutamente divisivo - ha detto -. Un monologo insistito contro il presidente del Consiglio, che ha trasformato la cerimonia del 25 aprile di Verona in una manifestazione di parte, anche dal clima pericolosamente antidemocratico se consideriamo che a nessun rappresentante del governo italiano è stato riconosciuto il diritto di parola». 

 

L'intervista

Prima ha diffuso sulla sua pagina Facebook il testo integrale del monologo di Antonio Scurati oscurato - per paronomasia cancellato, censurato, rimosso - dalla televisione pubblica. Poi l’ha letto pubblicamente insieme ad altri 52 scrittori sulla rivista di approfondimento culturale Lucy. 

Benedetta Tobagi, vincitrice del Premio Campiello 2023 con il libro «La Resistenza delle Donne», oggi, 25 Aprile, è la madrina in piazza Bra della cerimonia istituzionale del 25 Aprile. A lei il Comune ha affidato l’orazione ufficiale per il 79° anniversario della Festa della Liberazione.

Parlerà del «fascismo mai ripudiato», parole di Scurati, da parte di chi ci governa e di chi confonde ancora la storia, nel tentativo di riscriverla? Racconterà ai veronesi cosa significa questa giornata che puntualmente finisce al centro della polemica?
Ne parlerò sì, spiegando che questa santa parola - antifascismo - è per sua natura plurale, non divisiva, cara a tutti i democratici, siano essi di sinistra, di destra, di centro. È la nostra Costituzione a legittimarla ma finché chi amministra il Paese fa fatica a pronunciarla e a riconoscerla, ebbene sì, l’ombra del fascismo continuerà ad essere una minaccia per la nostra democrazia. Il problema sta tutto qui. Ed è quello che ha cercato di denunciare Scurati e che, messo a tacere, io ed altri colleghi abbiamo fatto rendendo pubblico il suo discorso.

Cos’è l’antifascismo oggi?
Oggi come ieri è un valore ad ampio spettro in cui sono incarnate diverse culture politiche che trovano sintesi nella nostra Carta. E da lì non ci si deve muovere: è un diktat, è un memento, non ci deve essere alcun dubbio. Invece ecco le mistificazioni, gli alibi, chi ancora grida “al lupo, i comunisti“ e chi pensa che tutto sia lecito di fronte al rischio di un ritorno del regime. L’errore sta nella non-conoscenza di ciò che si festeggia il 25 Aprile e sulla necessità che oggi gli “eredi“ di quella storia, del ventennio vissuto in Italia tra il 1922 e il 1943 e dei combattenti di Salò, prendano le distanze da quella sistematica violenza politica omicida. La censura messa in atto dalla Rai a Scurati con il successivo tentativo di giustificarla riducendo tutto a una mera questione di compenso economico, è un fatto molto grave. 

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Cosa dirà, oggi, ai veronesi?
Che quella della Liberazione è una Festa dal valore globale perché ha dato a tutti la libertà, l’ha garantita anche a chi, come la presidente del Consiglio, viene proprio da lì, dal Movimento sociale italiano ma fatica a ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista e le efferatezze indifendibili del regime. C’è chi nega il valore dell’anti-fascismo, purtroppo: ne prendiamo atto ma non si può mettere a tacere chi lo difende e rende onore sempre, senza dimenticare mai, senza girarsi dall’altra parte, alle vittime della Resistenza.

Verona, di quel periodo, è stata protagonista con ruoli e momenti importanti.
Questa città ha una storia forte, dalla Carta di Verona al Comando delle Ss fino al Processo, con dall’altra parte una Resistenza molto viva e attiva, soprattutto femminile. Oggi in piazza Bra ricorderò le partigiane veronesi e insisterò a spiegare il carattere plurale della cultura antifascista, della Resistenza come previsione e speranza nel futuro. Queste donne eccezionali nel novembre del ’43 si danno un programma rivoluzionario: il voto, il salario, la difesa della maternità, luoghi di lavoro sani, scuole pubbliche per i figli. È tutto figlio di quell’antifascismo di cui altre donne, come la presidente Meloni senza essere riuscita mai a dirla quella parola, oggi possono godere.

I ragazzi la conoscono la storia e il valore di questa giornata?
Più degli adulti. Vado nelle scuole e li trovo interessati, curiosi, vogliono capire. A loro spiego che antifascismo significa avere una Repubblica costruita sulla libertà e su un sistema democratico avanzato. Significa, soprattutto, non perdere la speranza nella nostra Costituzione. Perché è la nostra Costituzione ad essere antifascista. Perché è la nostra Repubblica ad essere antifascista. 

 

Camilla Ferro

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