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Beniamino, ancora pellegrino a 92 anni: a Santiago per la ventisettesima volta

Nel 2023 ha fatto 500 chilometri del «Camino»: «Se tutto va bene nel 2024 sarò sul tracciato dal Portogallo»
Costerman durante una tappa del «Camino de Santiago» e con la pergamena (Mozzo)
Costerman durante una tappa del «Camino de Santiago» e con la pergamena (Mozzo)
Costerman durante una tappa del «Camino de Santiago» e con la pergamena (Mozzo)
Costerman durante una tappa del «Camino de Santiago» e con la pergamena (Mozzo)

Dare del «pellegrino» a qualcuno è un rischio. La replica, di norma, è irosa o, peggio, violenta. Con Beniamino Costerman, invece, si va sul sicuro. Salutarlo così, anzi meglio alla spagnola El Peregrino, è fargli un complimento. Nella fresca giovinezza dei suoi 92 anni, di cui 40 spesi alla Cattolica Assicurazioni («Orgogliosamente come un Fantozzi»), quell’aggettivo è una medaglia: per 27 volte, l’ultima poche settimane fa, ha completato il Camino de Santiago, verso Compostela. Ottocentocinquanta chilometri di storia e di fede

Lui, nella stagione 2023, ne ha percorsi 500, ben più di quanto serve per avere la Credencial, il documento che attesta, timbro su timbro, l’impresa sportivo-spirituale. E non si fermerà. «Se la salute mi sostiene nel 2024 seguirò l’itinerario portoghese», spiega. Solo un centinaio di chilometri, giusto per «esserci» ancora.

Irriducibile

Facendo due conti, dal giorno della pensione, la somma dei chilometri percorsi a piedi fa 50mila, più del girovita del pianeta Terra. Cifra, comunque, in costante aggiornamento.

Beniamino, infatti, spia il meteo, adatta i programmi: «Se domani è buono vado ad allenarmi, ho i miei percorsi, tra il Corno d’Aquilio e il resto della Lessinia». Alla peggio resta un perimetro, ormai automatico, tra Parona, Pescantina e l’alzaia dell’Adige. La menomazione al braccio sinistro è cosa antica, mai stata un limite. La tendinite, però, è l’incubo dello sportivo: «È stata come una spada di Damocle questa volta».

Ma, ammette, è più forte il richiamo del tracciato che unisce fede, prova fisica e leggenda, dal Medioevo ad oggi. «Si trova sempre del nuovo, dell’imprevisto. Ho camminato sotto la pioggia scrosciante, con vento gelido, grandine, neve e sotto la canicola. Ma tutto appare normale, si sopporta».

Una delle sue 27 spedizioni fu interrotta dalla frattura ad un piede: il tempo di sistemarla, poi il ritorno per completare El Camino.

Famiglia

Nel 2000, verso Santiago, gli fece compagnia la moglie Delia. «Bellissima esperienza, da fare: una volta, però», scherza. In realtà è proprio lei la benzina di 27 cammini. «La sposerei di nuovo domani. E soprattutto le dico mille volte grazie per non avermi mai fermato», si ri-dichiara l’irriducibile giovincello. Il quale però ha anche una famiglia «di viaggio».

«Ormai tanti mi conoscono. Passo attraverso i paesini e mi chiamano per nome», racconta. Ci sono poi Carmen e Antonio, amici conosciuti all’inizio. «Beh, che dire... persone davvero speciali. Quando sanno del mio arrivo preparano la festa, riuniscono figli e nipoti: per loro sono ufficialmente il “nonno“».

Viaggia da solo Beniamino: «Ma in realtà non lo sono mai». La sua Credencial è una sorta di fascicolo, decine di timbri. Le Compostela, i documenti in latino che attestano il compimento del Camino, si aggiungono anno dopo anno alla raccolta. «Il mio andare è stravagante e un tantino religioso», ammette. «Non voglio sembrare un santurron (bacchettone, baciapile in spagnolo, ndr) ma di fronte alla natura la preghiera sale spontanea al cielo». Buone gambe, anima libera, spirito leggero e chilometri. Chiamatelo Beniamino, El Peregrino.

Paolo Mozzo

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